Petrografia del Metamorfico - Capitolo 3
 
PETROGRAFIA DEL METAMORFICO - Capitolo 3

 

CAPITOLO 3

 

Le differenze di composizione mineralogica che si osservano su scala regionale, nell’ambito dello stesso tipo litologico, sono chiaramente legate a variazioni delle condizioni fisiche ambientali.

La composizione mineralogica di una roccia metamorfica è l’elenco dei minerali presenti in essa con l’indicazione delle rispettive quantità.

La paragenesi o meglio l’associazione mineralogica, indica un insieme di minerali presenti in una data roccia come tale, cioè come un’entità geneticamente unitaria. I minerali costituenti un’associazione mineralogica si sono generati insieme per effetto di una medesima reazione, di cui essi costituiscono i prodotti non volatili. Per questo motivo i minerali di un’associazione mineralogica si trovano si trovano sistematicamente a contatto reciproco, e proprio per questo carattere essi possono essere riconosciuti come costituenti un’associazione mineralogica. In una data roccia polimineralica esistono, in genere, più associazioni mineralogiche.

I componenti iniziali di una roccia metamorfica sono:

componenti isomorfi: sono i componenti che si sostituiscono reciprocamente in una fase cristallina soluzione solida appartenete al sistema considerato; essi vanno considerati come un singolo componente, con conseguente diminuzione del numero C (regola di Gibbs);

componenti in tracce: sono quei componenti non in grado di aumentare il numero delle fasi mineralogiche nel sistema; essi vanno trascurati;

componenti in eccesso: sono quei componenti che nel sistema danno origine ad una fase cristallina propria e, nel contempo, sono presenti anche nelle altre fasi del sistema stesso;

componenti accessori: sono quei componenti che costituiscono da soli una specifica fase, ma che non entrano in nessun altro minerale.

Il raffreddamento che chiude un evento metamorfico è, salvo casi speciali, decisamente più rapido del riscaldamento che lo ha preceduto: infatti, quest’ultimo si è verificato nelle condizioni di isolamento termico dettate dalla profondità, mentre il raffreddamento è legato al processo di erosione. Quindi, la curva tempo-temperatura di un processo metamorfico è asimmetrica, e ciò fornisce un’altra possibile spiegazione della sostanziale irreversibilità delle reazioni metamorfiche: la ripida pendenza della curva di raffreddamento fa si che le reazioni inverse non abbiano il tempo di svilupparsi. In conclusione, il metamorfismo retrogrado inteso come l’evolversi in senso inverso delle reazioni in precedenza verificatesi, non è comunemente un processo di importanza geologica, e spesso si limita a effetti modesti e locali.

Può invece essere importante la retrocessione metamorfica che si verifica, come fatto indipendente, quando una roccia già metamorfica viene coinvolta in un nuovo processo metamorfico sotto condizioni di più basa temperatura. In questo caso, però, interviene una nuova attivazione che spesso è accompagnata da deformazione particolarmente intensa in determinati orizzonti, e da una venuta di fase volatile lungo questi orizzonti, che sono diventati vie preferenziali ad alta permeabilità: è proprio lì che gli effetti retrogradi potranno svilupparsi ampiamente (metamorfismo delle zone di taglio).