Geomorfologia - Gli ambienti glaciali
 
GEOMORFOLOGIA - Gli ambienti glaciali

 

GLI AMBIENTI GLACIALI

In un recente passato geologico, durante il Quaternario, si sono ripetuti ciclicamente periodi di raffreddamento climatico, noti come Glaciazioni, che hanno consentito la formazione di ambienti glaciali in aree ben più vaste di quelle attuali, interessando ampie regioni dell'Europa centrale e della catena alpina. L'ultima di queste glaciazioni, quella Wurmiana, che si è sviluppata in un arco temporale compreso circa tra 75.000 e 20000 anni fa, ha interessato anche l'Appennino settentrionale, esercitando i suoi effetti a quote abbastanza basse, comprese tra i 1500 ed i 1000 metri di altitudine.


Quando il ghiacciaio nella zona di accumulo raggiunge uno spessore sufficiente in grado sia di portare sul punto di fusione la sua parte basale, sia di rompere le resistenze interne alla deformazione, esso comincia a scivolare lentamente sul substrato roccioso sotto forma di lingua glaciale.
I ghiacciai di questo tipo vengono chiamati ghiacciai vallivi di tipo alpino e sono in grado di produrre profonde trasformazioni morfologiche sul territorio che li ospita, tramite processi di erosione, trasporto e sedimentazione durante il loro movimento e nelle varie fasi di avanzamento e ritiro.

Le forme di erosione

 
L'erosione glaciale, nota con il termine di esarazione glaciale, viene esercitata dalle forti pressioni che si sviluppano al contatto tra il substrato roccioso ed il ghiacciaio in movimento, per effetto del suo stesso peso. I detriti, trascinati sul fondo del ghiacciaio, tendono a levigare e smussare le rocce in tipiche forme convesse subarrotondate, sulla cui superficie spesso sono presenti solchi e striature di sfregamento.
Il risultato complessivo dell'esarazione glaciale è quello di produrre tipiche superfici di modellamento caratterizzate da dolci ondulazioni in cui si alternano forme in rilievo, chiamate rocce montonate o a dorso di cetaceo e ripiani, o vere e proprie depressioni di varie dimensioni.
Durante le fasi di massima glaciazione i ghiacciai tendono a ricoprire vaste porzioni del territorio svolgendo un azione di modellamento che si svolge in diversi modi:


a) con l'allargamento della testata imbrifera delle valli attraverso l'escavazione di conche circondate da ripide pareti di forma semicircolare. Sul lato a valle della conca è spesso presente una soglia rocciosa montonata o un accumulo morenico. Queste tipiche forme sono chiamate circhi glaciali e rappresentano per le loro caratteristiche morfologiche di contenitore la più importante zona di alimentazione dei ghiacciai vallivi. Spesso, dopo lo scioglimento glaciale possono ospitare laghetti oppure sono sede di una sedimentazione di tipo palustre;

b) con l'allargamento e l'approfondimento dalla sezione trasversale valliva che fa arretrare i versanti fino a fare assumere alla valle il classico aspetto di valle ad U con fondi ampi e spesso gradinati, fiancheggiati da ripide scarpate. Non di rado, queste scarpate chiamate anche spalle glaciali terrazzano parti di precedenti fondi vallivi e spezzano la continuità laterale delle piccole valli laterali che, al ritiro del ghiacciaio, si ritrovano sospese sul nuovo fondovalle come valli pensili;

c) con la formazione di una serie di gradini e ripiani, che a volte possono evolvere in vere forme circoidi con i gradini forgiati a semicerhio ed i ripiani scavati in contropendenza. Nelle valli più glacializzate, questi circhi possono susseguirsi l'uno di seguito all'altro dando origine ai cosiddetti circhi in gradinata;

d) con la deposizione di detriti in varie modalità, ai quali viene dato il nome di morene frontali e laterali e si presentano in affioramento come un insieme disordinato di blocchi rocciosi sparsi dentro una matrice di sabbia e limo. Per le modalità della loro deposizione, le morene frontali rappresentano la testimonianza del massimo avanzamento di una lingua glaciale.
Al contrario, durante le fasi di deglaciazione, il ghiacciaio si ritira ed abbandona tutti i detriti ancora in carico, chiamati morena di fondo, che drappeggiano come una sorta di tappeto le superfici morfologiche riesumate dallo scioglimento.