Pianificazione Territoriale - Introduzione
 
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE - Introduzione

 

1.  Concetti  di città, territorio, ambiente

a.            alcune definizioni: territorio, terreno, suolo, ambiente, città.

Cominciare il corso da commenti sulle definizioni può sembrare un esercizio un po%u2019 noioso, in realtà quest%u2019ultimo serve per capire qual è l%u2019ambito concettuale e conoscitivo entro il quale ci si muove e anche l%u2019impostazione e l%u2019approccio del docente.

La fase definitoria è comune a tutte le discipline, anche a quelle tecnico-scientifiche, essa permette di comprendere i limiti di validità e di azione delle operazioni che verranno illustrate e applicate nei vari corsi. Il corso di urbanistica da questo punto di vista non fa eccezione, anche se, a differenza che in altre discipline tecniche e soprattutto in quelle scientifiche, le definizioni proposte costituiscono un punto di vista necessariamente parziale e non esaustivo, anzi nemmeno universalmente accettato e condiviso. Durante il corso impareremo a confrontarci con l%u2019urbanistica e la pianificazione territoriale, nelle quali gli approcci, le metodologie, le tecniche, non sono governate da uno statuto unico e forte, seguito da tutti i professionisti in tutti i paesi. In queste discipline i contorni delle definizioni, dei modi di attuare le pratiche conoscitive, analitiche e progettuali sono fluidi, i significati non sempre codificati, sicché inevitabilmente ci si deve confrontare con una molteplicità di interpretazioni, di modi di vedere e di spiegare tanto il ruolo dell%u2019urbanista nella società quanto il lavoro che egli svolge. In questo corso ci si confronterà con un%u2019interpretazione specifica, pur mantenendo un%u2019apertura ad altre interpretazioni e altri punti di vista, soprattutto attraverso il rimando a riferimenti bibliografici relativi ad altre %u201Cscuole%u201D di pensiero.

Il motivo per il quale verrà presentato un punto di vista specifico, per cui verrà scelta e privilegiata un%u2019impostazione rispetto ad altre, è che il tempo a disposizione e la necessaria sintesi da operare non consente un%u2019apertura troppo ampia dal punto di vista culturale e concettuale, che richiederebbe invece la possibilità di spaziare su una bibliografia piuttosto vasta. Il corso d%u2019altronde si prefigge un obiettivo limitato ma importante, ovvero introdurre l%u2019ingegnere del territorio e dell%u2019ambiente alla conoscenza di ciò che urbanisti e pianificatori intendono con %u201Cterritorio%u201D e di alcune pratiche adottate per affrontare i complessi problemi che l%u2019analisi, la valutazione e l%u2019intervento sul territorio implicano.

Veniamo quindi alle definizioni comprese nel titolo di questa sezione.

 

Terreno: il terreno è quella porzione della superficie terrestre indicata dai geologi come %u201Ccopertura%u201D, %u201Crocce sciolte%u201D, deposito, ovvero quella parte della superficie terrestre che non è roccia, che non presenta le medesime caratteristiche di compattezza del materiale litologico. Del terreno, in particolare della conformazione che assume sulla superficie del globo, dei fenomeni cui può dare luogo,  delle forze fisiche che agiscono su di esso si occupa la geomorfologia, che appunto studia i processi e le forze che concorrono a modellare la copertura. Del terreno, dal punto di vista delle sue caratteristiche meccaniche, di capacità di resistenza ad azioni meccaniche di vario tipo (compressione, taglio, etc.) si occupa invece la geotecnica, che consente di fornire una conoscenza quantitativa  dei terreni, a differenza della geomorfologia e della geologia, che restituiscono prevalentemente informazioni di natura qualitativa.

 

Suolo: il suolo è invece quella porzione del terreno (se volessimo adottare una metafora insiemistica, è un sottoinsieme della copertura) rilevante dal punto di vista dell%u2019agricoltura, è cioè quella parte di pochi centimetri, quindi molto superficiale, nella quale si coltiva. Le sue caratteristiche geochimiche vengono studiate dalla pedologia.

Quella appena fornita è l%u2019esatta definizione di %u2018suolo%u2019; purtroppo, nell%u2019uso corrente, anche tra i professionisti, si sono affermati e vengono indifferentemente usati anche altri significati, in particolare quello di suolo come sinonimo di %u201Cterreno%u201D (ad esempio la legge 183/1989 sul governo dei bacini idrografici si chiama %u201Clegge di difesa del suolo%u201D, intendendo in realtà %u201Clegge avente come obiettivo la difesa dai rischi idrogeologici, e quindi dai rischi connessi alla copertura terrestre) e quello di suolo come sinonimo di %u201Csuperficie edificabile%u201D o comunque superficie cui è connessa una rendita, agricola o urbana. Di rendita parleremo in altre lezioni, qui basti comprendere che tale definizione di suolo assume un carattere per così dire giuridico, legato quindi alla proprietà e all%u2019ammissibilità urbanistica di determinate azioni in una parte del territorio.

 

Territorio: territorio è un concetto assai più difficile da definire e da afferrare rispetto ai precedenti, perché mentre questi ultimi si riferiscono a categorie in un qualche modo delimitate e ristrette ad ambiti abbastanza specifici, anche quando, come nel caso del termine suolo, assumono significati molteplici, il termine territorio ha confini molto più sfumati, è un termine piuttosto astratto, non facilmente riferibile ad un %u201Coggetto%u201D. Tnto per cominciare il concetto di territorio è proprio di alcune culture, come quelle latine o neolatine, e non di altre. In francese e in spagnolo il termine territorio, nelle rispettive lingue, assume significati paragonabili all%u2019italiano, mentre in inglese, ad esempio, è proprio il concetto a mancare. Per quanto molti si ostinino a tradurre territorio con %u2018territory%u2019, si tratta di un uso sbagliato del termine inglese, che, in modo molto più restrittivo rispetto al nostro, indica una parte di una regione, di un paese, o l%u2019ambito fisico corrispondente ad un%u2019area (il territorio conteso dagli animali, ad esempio). Il termine territorio viene più correttamente tradotto con il termine inglese %u2018region%u2019, che, però, rispetto all%u2019italiano, ha il difetto di propendere in modo piuttosto netto sul significato politico/amministrativo. La questione linguistica ne nasconde evidentemente una più rilevante, di tipo culturale; la cultura anglosassone, molto più concreta, empirista rispetto a quelle neolatine, non ama i termini troppo astratti, dal significato %u201Cincerto%u201D.

Sul termine territorio sono stati scritti interi volumi, è chiaro pertanto che qui si cercherà di fornire una  definizione sintetica che taglia in modo forse un po%u2019 netto tra le molte sfumature che esso ha assunto nel tempo. %u201CTerritorio%u201D indica in italiano, e soprattutto per gli %u201Caddetti ai lavori%u201D, urbanisti, geografi e pianificatori, un ambito spaziale connotato da certe caratteristiche fisiche, socio-economiche e amministrativo-politiche, dove l%u2019accento di volta in volta messo su una o più di queste componenti non cancella le altre. Cioè, se uno studioso o un progettista sottolinea maggiormente poniamo gli elementi fisici ed economici, non significa che neghi quelli sociali, amministrativi e politici e viceversa.

Tale definizione molto ampia rende ovviamente non semplice orientarsi; d%u2019altronde essa è cruciale, perché è il territorio e non il suolo o il terreno, il campo d%u2019azione dell%u2019urbanistica e della pianificazione. Se l%u2019ingegnere delle risorse e del territorio non conosce, non ha imparato a familiarizzare con questo tipo di definizione complessa, rischia di non riuscire a interagire con la sfera decisionale e progettuale dell%u2019azione territoriale, rischiando di vedere vanificati molti suoi sforzi di progettazione di opere e corretta applicazione di modelli e strumenti di supporto alle decisioni. Poiché la destinazione ultima di molte, probabilmente la maggior parte, delle opere e degli strumenti realizzati e utilizzati dall%u2019ingegnere delle risorse e del territorio sono finalizzate ad un%u2019applicazione in ambito territoriale, ci sembra fondamentale comprendere appieno che cosa intendono i decisori e i progettisti quando parlano di territorio.

 

Ambiente:  anche il termine ambiente segue la stessa sorte del termine territorio del quale, ultimamente, è stato spesso considerato sinonimo. Condivide con il termine territorio la complessità semantica, poiché anche il termine ambiente assume significati molteplici che si intrecciano fra loro e che non sono necessariamente condivisi fra scuole diverse di pensiero. Come nel caso del territorio, diverse sono le discipline che se ne occupano e che si %u201Critagliano%u201D un significato pertinente alla loro capacità di analisi e di azione.

Rispetto al termine territorio, siamo tuttavia avvantaggiati nel fare chiarezza almeno per due motivi: è un termine che esiste in più culture rispetto a quello di territorio (anche se linguisticamente non è identico, si veda %u2018environment%u2019 in inglese o il simile %u2018environnement%u2019 francese il ancora il %u2018medio-ambiente%u2019 spagnolo) e, secondariamente, in diversi consessi internazionali si è cercato di convergere verso interpretazioni se non proprio univoche, perlomeno coerenti (si vedano in particolare le due conferenze internazionali di Rio del 1992 e la più recente di Johannesburg del 2002).

Come si vede nella figura 1, l%u2019ambiente può essere considerato come l%u2019intersezione di tre sistemi fondamentali:

-          il sistema fisico-naturale (quello cui pensano prioritariamente gli ecologi, i geologi, etc., per intenderci);

-          il sistema socio-economico;

-          il sistema territoriale.

 

Emerge una sorta di ambiguità e di intreccio tra i termini ambiente e territorio; noi intenderemo il territorio non come sinonimo ma come parte dell%u2019ambiente, sottolineando le componenti che caratterizzano maggiormente il territorio rispetto all%u2019ambiente, ovvero quella  politico-amministrativa e quella legata alle infrastrutture e i manufatti antropici.

 

Città: definire il termine città sembra davvero un esercizio retorico, se non fosse che, al di là di una nozione che potremmo definire %u201Cingenua%u201D, i contorni e i confini della città contemporanea non sono affatto semplici di disegnare. In passato la città era soprattutto caratterizzata da due elementi forti: il fatto di essere la sede delle principali istituzioni politiche e religiose e di dare vita ad un mercato, nel quale si scambiavano beni, prodotti sia all%u2019interno sia all%u2019esterno delle città stesse. Fino al 1800, grosso modo, la maggior parte delle città europee aveva ancora le mura: esse segnavano un confine preciso tra il dentro  e il fuori, tra l%u2019ambito privilegiato del potere e dello scambio e il resto del territorio.

Con la rivoluzione industriale, che ha portato ad un%u2019espansione inusitata delle città, sia come estensione fisica al di fuori delle mura sia come densificazione all%u2019interno, dovute entrambe a rapidi processi di urbanizzazione, ovvero di emigrazione dalle campagne verso i centri urbani, le mura sono state progressivamente abbattute. La demolizione delle mura non è stato un episodio marginale, esso ha posto la necessità di ridisegnare i margini mediante altri strumenti fisici e immateriali, in modo da potere ancora distinguere che cosa è città e che cosa non lo è. I processi di trasformazione sia delle città sia delle campagne avvenuti soprattutto nel XX secolo hanno reso sempre più difficile stabilire questi contorni, distinguere tra città, metropoli e megalopoli, termini questi ultimi nati per indicare agglomerazioni urbane spesso multicentriche, tali comunque da non corrispondere più alla definizione pregnante di %u201Cluoghi del potere e dello scambio%u201D. Nelle città contemporanee, che siano di piccole e medie dimensioni o siano metropoli o megalopoli, vi sono ancora centri amministrativi, politici e luoghi di mercato, ma chiaramente tali caratteristiche non bastano più a definire coerentemente la specificità dei centri urbani rispetto al resto del territorio.

La diversificazione strutturale delle città non è solo un mero fatto dimensionale; esso corrisponde ai processi che sono alla base dell%u2019urbanizzazione, diversi se parliamo dell%u2019Italia rispetto ad altri paesi europei, dell%u2019Europa rispetto agli Stati Uniti, del mondo occidentale industrializzato rispetto ai paesi in via di sviluppo, con sostanziali differenze anche tra questi ultimi, se si confrontano le metropoli asiatiche rispetto a quello dell%u2019America Latina o del continente africano. Anche se apparentemente i problemi che affliggono le megalopoli dei paesi in via di sviluppo sono simili (conflitti sociali, povertà, carenza drammatica di alloggi, sovraffollamento, mancanza di igiene, etc.), in realtà i processi che hanno dato luogo a questi problemi sono molto diversi e vanno conosciuti e indagati in modo puntuale approfondito quando si intende operarvi. Soluzioni valide universalmente non ve ne sono e gli interventi indiscriminati, tesi a importare/esportare modelli di sviluppo urbano da una parte all%u2019altra del globo destinati a fallire o peggio, a deteriorare ulteriormente situazioni già compromesse. 

 

b.            Le discipline che si occupano di territorio

In modo molto grossolano, ritaglieremo in questo corso l%u2019ambito di interesse focalizzato sul territorio, intendendo privilegiare con quest%u2019ultimo il contesto della superficie terrestre antropizzata, caratterizzata da infrastrutture, manufatti e suddivisioni di natura politica, amministrativa e sociale, rispetto ad altre componenti ambientali (quali ad esempio quella atmosferica). Questo è evidentemente un taglio discutibile, poiché si potrebbe obiettare che anche lo spazio atmosferico è stato oggetto di processi di %u201Cterritorializzazione%u201D, ovvero di suddivisione in ambiti caratterizzati da processi amministrativi, politici, etc., si pensi per esempio alla nozione di %u201Cspazio aereo%u201D di un paese o alle rotte tracciate dai vettori aerei e perché no, da quelli spaziali.

Tuttavia, noi ci occuperemo prioritariamente di territorio limitatamente ad alcune porzioni di pianeta su cui abitano uomini, che sono stati oggetto di suddivisioni politico-amminsitrative di più o meno intesi processi di infrastrutturazione e trasformazione.

Mostreremo, se ne avremo il tempo, che anche le decisioni su queste porzioni possono avere ripercussioni e conseguenze molto rilevanti su altre componenti ambientali, quali principalmente l%u2019aria, i fiumi, i mari, gli oceani.

Una volta operato questo drastico taglio tra definizioni e concetti, vediamo quali sono le principali discipline che si occupano di territorio, evidenziando di ognuna quale componente o aspetto del territorio stesso privilegia nei suoi percorsi conoscitivo-analitici e di modalità di intervento.

 

Geologia: il geologo si occupa di descrivere le caratteristiche dei litotipi presenti nelle diverse aree geografiche, le morfologie assunte dalla copertura e dai problemi che si possono generare in conseguenza delle azioni meccaniche (operate dalla forza di gravità, dall%u2019erosione dell%u2019acqua e del vento, dal trasporto, etc.) sulla copertura (frane, valanghe, erosione costiera e fluviale). La geologia studia i fenomeni e le caratteristiche di rocce e coperture anche attraverso parametri quantitativi, desumibili da indagini di tipo geofisico e geotecnico.

Il punto di vista del geologo riguarda soprattutto l%u2019aspetto fisico del territorio, rileva i potenziali rischi e i fenomeni cui è ordinariamente soggetta la componente fisica del territorio, in particolare quella che ospita le fondazioni degli edifici, le infrastrutture di trasporto e di servizio (acquedotti, gasdotti,etc.) e le opere strutturali in genere. Il geologo si interessa dell%u2019azione antropica solo nella misura in cui essa interferisce con i processi fisici, ad esempio incrementando il rischio di frane, attraverso la costruzione di strade che tagliano al piede i versanti, o quando si realizzano opere e costruzioni in terreni poco adatti.

La scala territoriale alla quale guarda il geologo è sia quella vasta, regionale sia quella puntuale. Le descrizioni della geologia e della geomorfologia possono essere svolte anche a scala nazionale, come nel caso della prima carta geologica italiana, in scala 1:100.000, così come a scala puntuale, relativamente ad un comune (nel qual caso si adotta la scala 1:5000 o 1:2000) o ad una singola opera. Le indagini geofisiche restituiscono alcune caratteristiche della copertura e del sottosuolo anche a scala vasta, diciamo sovracomunale, di scala 1:10.000, mentre le indagini geotecniche sono puntuali, riguardano una porzione puntuale del territorio e i risultati non possono essere arbitrariamente estese ad aree vaste (diciamo ad esempio ad un intero territorio comunale). L%u2019utilità di queste ultime è generalmente legata alla realizzazione di singole opere o costruzioni.

 

Ecologo:  è evidente che l%u2019ecologia ha al suo interno molte branche e quindi non è facile generalizzare la prospettiva dalla quale l%u2019ecologo guarda al territorio. Quando lo fa, egli privilegia lo studio degli habitat di specie animali che vivono nel territorio antropizzato, analizzando i processi di adattamento delle diverse specie alle trasformazioni più o meno radicali operate dall%u2019uomo. Egli studia, così come anche l%u2019ingegneria sanitaria, la chimica ambientale, etc., le conseguenze di alcuni cambiamenti provocati dall%u2019uomo nel territorio e nell%u2019ambiente hanno sull%u2019ambiente stesso e sulle diverse specie animali e vegetali.

Il punto di vista dell%u2019ecologo è quello di chi studia principalmente la componente biotica del territorio, ovvero tutte le caratteristiche dei sistemi viventi che lo popolano e degli effetti sulla loro salute prodotti dall%u2019uomo e dalle sue tecnologie.

La scala territoriale privilegiata è generalmente quella locale, legata all%u2019habitat di una specie o agli effetti locali poniamo di inquinamento, trasformazioni antropiche, etc. A volte tale scala può ampliarsi, ma in funzione del territorio e degli ecosistemi  relativi alle diverse specie studiate. In altre parole, la scala non dipende dal territorio inteso in senso amministrativo, sociale o delle infrastrutture presenti, ma segue le caratteristiche degli ecosistemi.

 

Ingegnere idraulico e idrologo: Gli studiosi di idrologia e gli ingeneri idraulici, anche se con caratterizzazioni e approcci diversi, si occupano di indagare e di proporre interventi sui bacini idrografici. Il bacino idrografico, così come definito dalla legge 183/1989,  è definito come %u201Ctutta l%u2019area dalla quale l%u2019acqua defluisce nel fiume o nei suoi affluenti%u201D, comprendente quindi anche le acque sotterranee. Mentre l%u2019idrologia studia i meccanismi di distribuzione delle acque, l%u2019apporto meteorico, i rischi connessi, quali principalmente le alluvioni, l%u2019ingenere idraulico ha  come obiettivo quello di dimensionare e progettare opere che interagiscono con i bacini idrografici e in particolare con i fiumi.

Il punto di vista dell%u2019ingegnere idraulico è quello di chi deve intervenire sui bacini idrografici, per realizzare opere, quali dighe, per regimare i fiumi, mediante argini, derivazioni et.

La scala territoriale cui guarda l%u2019ingegnere idraulico è quello di area vasta quando si tratta di analizzare il bacino nel suo complesso, ma le opere che realizza riguardano una porzione di territorio puntuale, anche se gli effetti possono risentirsi anche a chilometri di distanza. La legge 183/1989 ha come obiettivo proprio quello di conciliare l%u2019attenzione alla cala puntuale, quella alla quale si progettano le opere, con la scala vasta, dell%u2019intero bacino territoriale, sul quale, in modo più o meno consistente, si potrebbero risentire gli effetti delle opere realizzate.

 

Ingegnere sanitario: similmente all%u2019ingegnere idraulico, anche l%u2019ingegnere sanitario progetta opere che servano, come dice il termine stesso, a garantire condizioni igieniche di vivibilità e di qualità ambientale nelle città e nel territorio in generale. Il campo di applicazione dell%u2019ingengeria sanitaria è però per così dire più ampio, in quanto si occupa di tutte le matrici ambientali che hanno connessione con i fattori che garantiscono o deteriorano le condizioni di qualità igienico-sanitaria delle città e dell%u2019ambiente abitato in generale.
Il punto di vista dell%u2019ingegnere sanitario è quindi quello di un tecnico che cerca mediante opportune azioni (che non si traducono necessariamente in opere ma magari in strategie e procedure di azioni mirate) e opere (quali ad esempio i depuratori, o gli impianti idrici, ambito nel quale interagisce con l%u2019ingegnere idraulico) di migliorare le condizioni di vivibilità e di igiene del territorio.

La scala territoriale alla quale indaga e interviene è generalmente quella locale, al massimo sovracomunale.

 

 

Cartografo: il cartografo, che può essere di estrazione diversa (fisico, matematico, inegnere, architetto) si occupa di trovare opportune rappresentazioni del territorio, a seconda dell%u2019obiettivo della rappresentazione, della scala di dettaglio, di eventuali tematismi che vi devono comparire. Il cartografo si occupa delle modalità di rappresentazione sia per quanto attiene ai fattori geofisici di cui tenere conto (tipo di proiezione, sistemi di riferimento, etc.) sia per quanto attiene al linguaggio e alla semantica dei segni riportati sulla carta e sulla relativa legenda.

Il punto di vista del cartografo è prevalentemente descrittivo, sia quando la rappresentazione riguarda le caratteristiche fisiche della superficie terrestre sia quando s applica a determinati tematismi.

Tutte le scale territoriali, da quelle molto grandi, relative, al limite all%u2019intero globo, a quelle locali, relative ad una singola porzione di territorio, sono di interesse per il cartografo. Si tratta forse dell%u2019unico caso, tra i tecnici che si occupano di territorio, in cui la scala territoriale di riferimento può essere maggiore di quelle prese in considerazione dall%u2019urbanista e dal pianificatore del territorio, che non arriva alle scale molto grandi, nazionale e soprattutto continentale e planetario.

 

 
Sociologo e antropologo: sociologi e antropologi si occupano di territorio in quanto sede ed esito di processi sociali e umani, in quanto risultato e condizione dell%u2019azione antropica stessa. I processi sociali, le attribuzioni di significato, i riti e i miti che sono alla base della trasformazione del territorio e della creazione e trasformazione della città sono indagati da queste discipline, anche se, ovviamente con approcci ed obiettivi diversi.
Il punto di vista di sociologi e antropologi è prevalentemente orientato a comprendere i processi sociali di trasformazione, appropriazione e attribuzione di senso connesse con la gestione e la modificazione del territorio da parte dell%u2019uomo e delle società
Nessuna scala territoriale specifica viene privilegiata, tutte possono interessare le analisi e le valutazioni delle scienze umane, anche se, nella maggior parte dei casi, viene privilegiata l%u2019indagine locale, a scala comunale, intercomunale o al massimo provinciale e regionale (sempre per quanto riguarda le interazioni con il territorio, non in merito ad altri campi di indagine, ovviamente)

 

Economista: l%u2019economia classica ha generalmente trascurato il territorio come ambito e oggetto degno di studio. O meglio, il territorio è stato assunto nelle analisi economiche classiche sottoforma di categorie molto astratte, quali la localizzazione, i processi di valorizzazione e di formazione della rendita, l%u2019accessibilità, in gran parte indifferenti rispetto alle altre caratteristiche specifiche di un territorio dato. Solo recentemente si sono fatte strada nuove branche dell%u2019economia, specificamente orientate allo studio dei processi economici alla base della formazione, trasformazione e sviluppo di città e territori. L%u2019economia ambientale ha ulteriormente rafforzato questa %u201Cbranca territoriale e urbana%u201D dell%u2019economia, mostrando come la distribuzione e le caratteristiche specifiche delle risorse ambientali (ma inevitabilmente anche territoriali) non sono trascurabili nemmeno in indagini %u201Cpuramente%u201D economiche.

Il punto di vista dell%u2019economista privilegia evidentemente alcuni fattori dei processi territoriali, in particolare quelli legati alle possibilità di sviluppo e di crescita, di sfruttamento delle risorse, di creazione e accessibilità di e ai mercati, dei costi associati a determinate iniziative e progetti (sia ingegneristici sia urbanistico-architettonici).

Le scale territoriali considerate dipendono dall%u2019oggetto dell%u2019indagine, se di tipo %u201Cmacro%u201D (quindi grande scala, anche in questo caso al limite planetaria) o di tipo micro (nel qual caso possono corrispondere ad un quartiere o ad una singola realtà produttiva).

 

Geografo: non a caso il geografo è stato messo subito prima dell%u2019urbanista e del pianificatore del territorio. Dal punto di vista dell%u2019analisi e della valutazione dei processi urbani e territoriali è infatti la figura più vicina a quella dell%u2019urbanista. Il suo sguardo sul territorio cerca infatti di comprendere e descrivere i processi che hanno portato un determinato territorio a essere come è ora, individuando i punti di forza e di debolezza di determinate configurazioni e organizzazioni territoriali, mettendo insieme aspetti di natura sociale, economica e fisica, laddove si intende con quest%u2019ultima anche la componente fisica delle realizzazioni antropiche.

Il punto di vista del geografo si differenzia però da quello dell%u2019urbanista e del pianificatore del territorio in quanto egli non ha come obiettivo l%u2019intervento, la produzione di un piano o di un progetto. Tale differenza, molto importante, fa sì che lo sguardo del geografo rimanga sempre descrittivo, al limite interpretativo, ma senza proporre soluzioni o identificare risposte ai problemi evidenziati.

Le scale territoriali privilegiate dal geografo sono da quella urbana a quella vasta (provinciale e regionale) fino ad arrivare a quelle nazionale, continentale e planetaria, seguendo i processi territoriali indagati (geografi come Turri, ad esempio, hanno studiato le vie della seta, che attraversano diversi paesi dell%u2019Asia ma anche dell%u2019Europa; altri indagano le vie della droga, anch%u2019esse transnazionali e transcontinentali. È chiaro che l%u2019obiettivo di queste analisi non è la pianificazione o lo studio di modalità di intervento su questi fenomeni, che esulano dai confini entro i quali agisce ad esempio il pianificatore del territorio). 

 

Urbanista e pianificatore del territorio: tracciamo inanzitutto la distinzione tra urbanista e pianificatore del territorio, il primo orientato a lavorare sulla città, il secondo avente come ambito d%u2019azione e di intervento territori più ampi, a scala intercomunale, provinciale e regionale. Al di là di questa distinzione, che porta l%u2019urbanista a riflettere e progettare interventi sull%u2019ambito urbano (anche attraverso ipotesi di natura architettonico-progettuali) e il pianificatore a ricomprendere nel suo intervento più aspetti di tipo fisico, sociale, economico, anche mediante interventi e strategie %u201Cimmateriali%u201D, si può affermare che entrambi hanno come obiettivo non solo la spiegazione dei fenomeni territoriali, ma un intervento su di essi, attraverso un processo di tipo progettuale. Può sembrare ovvio che un intervento necessiti di una progettazione a monte, ma occorre sottolineare che la progettazione (termine al quale dedicheremo una lezione apposita), assume un ruolo e un%u2019importanza rilevantissima nel lavoro dell%u2019urbanista e del pianificatore del territorio, più che in altre discipline. Il progetto assume per il pianificatore della città e del territorio una valenza che è al contempo operativa (come per l%u2019ingegnere), conoscitiva, interpretativa, valutativa. È un%u2019attività che serve a delimitare i contorni del problema o dei problemi da affrontare, che fissa priorità strategiche, che arriva spesso a far coesistere un%u2019immagine di futuro della città e del territorio molto ampia a indicazioni puntuali e minuziose su singoli dettagli. Il progetto dell%u2019urbanista ha una vita propria, indipendentemente dalla sua effettiva concretizzazione, che comunque non è mai pedissequa attuazione di quanto indicato negli elaborati progettuali. Esiste un%u2019urbanistica e anche una pianificazione del territorio fatta solo di piani e progetti, indipendentemente dall%u2019esito concreto che possono aver avuto nel trasformare concretamente una città o una parte di regione; a volte piani e progetti diventano addirittura più rilevanti della configurazione e situazione concreta di un contesto territoriale.

Il punto di vista dell%u2019urbanista e del pianificatore del territorio è di tipo sintetico, è finalizzato a integrare apporti di altre discipline e delle analisi da lui stesso effettuate, a formulare delle spiegazioni e delle interpretazioni, con l%u2019obiettivo ultimo di proporre dei cambiamenti, di governare dei processi di trasformazione o di %u201Ccreare%u201D nuovi territori e nuove parti di città.

Le scale territoriali considerate differenziano il pianificatore dall%u2019urbanista: il primo privilegia i contesti sovralocali, di area vasta, ovvero provinciale, regionale, sovraregionale mentre il secondo si occupa prevalentemente della scala urbana e locale, fino ad arrivare alla scala di quartiere.

 

c. Sintesi

Perché abbiamo tanto insistito sulle discipline che si occupano a vario titolo e in vario modo di territorio? Per diverse ragioni che ora sintetizziamo.

1.             In primo luogo per giustificare e sottolineare quanto detto a proposito della definizione di territorio data nella prima sezione di questa lezione. Territorio è un termine complesso, nel quale coesistono diverse sfumature e orientamenti di significato, che vanno compresi per non semplificare e ridurre arbitrariamente e semplicisticamente le questioni in gioco.

2.             In secondo luogo per mettere sull%u2019attenti l%u2019ingegnere del territorio sul fatto che dovrà confrontarsi nella sua attività professionale con esperti e tecnici di molte discipline, ognuno dei quali assumerà un proprio punto di vista e avrà un proprio modo di intendere il termine %u201Cterritorio%u201D.

3.             Quanto detto fin qui si traduce nel fatto che esistono molti modelli di analisi, valutazione e intervento sul territorio, spesso incompatibili fra loro, inconciliabili. Il modo tradizionale di operare, di tipo settoriale, che ancora esiste, anzi è prevalente, cozza contro l%u2019esigenza sempre più sentita di affrontare i complessi problemi ambientali e territoriali di un mondo che è cambiato rispetto a quando sono state fondate le basi conoscitive e operative delle discipline esaminate. In altre parole, il futuro, a detta di molti studiosi, e secondo quanto emerge da studi di frontiera promossi da organizzazioni internazionali e comunitarie, non sarà più appannaggio di discipline singole, capaci di affrontare in modo settoriale singoli problemi, ma richiederà l%u2019integrazione e la capacità di dialogo e interazione tra esperti diversi, orientati alla soluzione di problemi comuni, dediti ad obiettivi comuni. Le singole discipline possono essere considerate come dei %u201Cserbatoi%u201D nelle quali si elaborano e si perfezionano modelli, metodi e strumenti di indagine e di intervento che devono poi trovare percorsi comuni e anzi intrecciarli quando i problemi di cui si devono occupare sono intersettoriali o se si vuole riguardano più ambiti di conoscenza e di azione.

4.             Sono questi i motivi che ci inducono in questo corso a riflettere principalmente sulla nozione di territorio, sia esso territorio urbano o extraurbano, per potere collocare l%u2019ambito di validità dei modelli, dei metodi e degli strumenti propri dell%u2019ingegnere del territorio e dell%u2019ambiente.